Dal prossimo anno si cambia.
Le prove scritte degli esami di Stato per avvocato che si svolgeranno il 10, 11 e 12 dicembre prossimi saranno le ultime con i codici annotati. Una novità introdotta dalla legge 247 del 2012 di riforma della professione forense e che sarebbe dovuta debuttare nel 2018 e invece il decreto milleproroghe dello scorso anno (Dl 91/2018) ha fatto slittare al 2020.
Quella dei codici orfani di commenti e citazioni giurisprudenziali non è l’unico cambiamento al sistema delle selezioni di accesso alla professione legale che debutterà il prossimo anno.
É, infatti, previsto che i candidati, per poter sostenere la prova orale, raggiungano almeno la sufficienza di trenta punti in ciascuno dei tre scritti.
Questi ultimi, invece, non cambiano: anche nel 2020 si tratterà sempre di un parere motivato su una questione di diritto civile, di uno su un tema di penale e della redazione di un atto giudiziario in una materia scelta dal candidato tra diritto privato, penale e amministrativo.I corsi di formazione
Alla riforma della prova di esame si affianca quella del tirocinio, con l’obbligo di frequenza, durante i 18 mesi di praticantato, di corsi di formazione. Anche questa è una novità destinata a debuttare il prossimo anno, come prevede il decreto 17 del 2018 che regolamenta l’organizzazione, i contenuti e la durata dei corsi, che dovranno prevedere almeno 160 ore di insegnamento, durante le quali i praticanti sosterranno due verifiche intermedie e una finale. I momenti di formazione obbligatori potranno essere promossi dagli Ordini, dalle associazioni forensi o da altri soggetti, come le scuole di specializzazione legale.
«Quello dell’organizzazione dei corsi è un passaggio – spiega Salvatore Sica, vicepresidente della Scuola superiore dell’avvocatura del Cnf, nonché componente del Consiglio nazionale forense – che in parte deve ancora essere messo a punto. Non è improbabile possa venire affrontato nel tavolo tra Cnf e ministero della Giustizia in cui si sta valutando un ripensamento generale della formazione forense. Abbiamo già tenuto due riunioni e attendiamo di essere riconvocati».
Il tema potrebbe essere affrontato anche mercoledì prossimo, nel corso dell’incontro che il Cnf farà a Roma con i presidenti degli Ordini e con quelli delle Unioni regionali forensi. L’appuntamento sarà aperto dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ed è prevista una relazione sull’accesso alla professione, affidata a Sica.Il ricorso pendente
Sul tema dei corsi pende, però, un ricorso davanti al Tar Lazio presentato dall’Associazione nazionale forense. «Abbiamo già depositato due istanze di prelievo – sottolinea Luigi Pansini, segretario generale dell’Associazione – e ci apprestiamo a presentarne una terza perché ancora non è stata fissata la data dell’udienza».
Le prove scritte degli esami di Stato per avvocato che si svolgeranno il 10, 11 e 12 dicembre prossimi saranno le ultime con i codici annotati. Una novità introdotta dalla legge 247 del 2012 di riforma della professione forense e che sarebbe dovuta debuttare nel 2018 e invece il decreto milleproroghe dello scorso anno (Dl 91/2018) ha fatto slittare al 2020.
Quella dei codici orfani di commenti e citazioni giurisprudenziali non è l’unico cambiamento al sistema delle selezioni di accesso alla professione legale che debutterà il prossimo anno.
É, infatti, previsto che i candidati, per poter sostenere la prova orale, raggiungano almeno la sufficienza di trenta punti in ciascuno dei tre scritti.
Questi ultimi, invece, non cambiano: anche nel 2020 si tratterà sempre di un parere motivato su una questione di diritto civile, di uno su un tema di penale e della redazione di un atto giudiziario in una materia scelta dal candidato tra diritto privato, penale e amministrativo.I corsi di formazione
Alla riforma della prova di esame si affianca quella del tirocinio, con l’obbligo di frequenza, durante i 18 mesi di praticantato, di corsi di formazione. Anche questa è una novità destinata a debuttare il prossimo anno, come prevede il decreto 17 del 2018 che regolamenta l’organizzazione, i contenuti e la durata dei corsi, che dovranno prevedere almeno 160 ore di insegnamento, durante le quali i praticanti sosterranno due verifiche intermedie e una finale. I momenti di formazione obbligatori potranno essere promossi dagli Ordini, dalle associazioni forensi o da altri soggetti, come le scuole di specializzazione legale.
«Quello dell’organizzazione dei corsi è un passaggio – spiega Salvatore Sica, vicepresidente della Scuola superiore dell’avvocatura del Cnf, nonché componente del Consiglio nazionale forense – che in parte deve ancora essere messo a punto. Non è improbabile possa venire affrontato nel tavolo tra Cnf e ministero della Giustizia in cui si sta valutando un ripensamento generale della formazione forense. Abbiamo già tenuto due riunioni e attendiamo di essere riconvocati».
Il tema potrebbe essere affrontato anche mercoledì prossimo, nel corso dell’incontro che il Cnf farà a Roma con i presidenti degli Ordini e con quelli delle Unioni regionali forensi. L’appuntamento sarà aperto dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ed è prevista una relazione sull’accesso alla professione, affidata a Sica.Il ricorso pendente
Sul tema dei corsi pende, però, un ricorso davanti al Tar Lazio presentato dall’Associazione nazionale forense. «Abbiamo già depositato due istanze di prelievo – sottolinea Luigi Pansini, segretario generale dell’Associazione – e ci apprestiamo a presentarne una terza perché ancora non è stata fissata la data dell’udienza».