Adelante Pedro si puedes, con juicio. Sembra che nulla sia cambiato nell’ambiguità del legislatore dai tempi di manzoniana memoria in cui il gran Cancelliere Antonio Ferrer deve attraversare la città per andare a salvare il Vicario di Provvisione da un sicuro linciaggio, facendo finta di volerlo arrestare, ma in realtà affrettandosi per metterlo in salvo. Peraltro allora c’era la peste, oggi c’è il coronavirus.

Si rincorrono infatti in questi giorni voci discordanti sui lavori parlamentari relativi alla conversione in legge del decreto “Cura Italia” (D.L. 18/2020) recante, tra le varie misure di sostegno economico connesse all’emergenza in atto, anche importanti novità in materia di giustizia. Tra queste ultime, di grande interesse per tutti gli aspiranti avvocati è l’annunciato emendamento, allo studio alla Camera, che prevederebbe l’ammissione automatica all’orale di tutti i candidati che hanno sostenuto le prove scritte nel dicembre 2019.

Ma allora verranno corretti gli scritti o si passerà direttamente all’esame orale? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Il D.L. 18/2020  nulla dispone in merito ad eventuali misure per fronteggiare la situazione di stallo che si è venuta a creare nelle Corti di Appello in relazione alle modalità di correzione degli elaborati scritti dello scorso dicembre, né il primo esame della legge di conversione svolto dal Senato ha posto rimedio a quella che molti ritengono una mancanza inaccettabile, soprattutto in un momento come questo nel quale la proroga delle misure restrittive all’inizio di maggio rende remota la possibilità del completamento delle correzioni per il mese di giugno.

A porre rimedio ci sta pensando la Camera dei Deputati, con una proposta di emendamento presentata dall’onorevole Siracusano, che dovrebbe essere formulato nei seguenti termini:

“Art. 85 bis: norme in materia di esame all’abilitazione della professione forense

1.- In considerazione delle eccezionali difficoltà organizzative connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19, per la sessione 2019/2020 tutti i candidati all’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione forense che abbiano sostenuto le prove scritte sono ammessi alla prova orale. La correzione delle prove scritte in corso, per gli effetti, è sospesa.
2.- Le materie e le competenze oggetto di valutazione nelle prove scritte sono valutate nell’ambito e secondo i criteri della prova orale. Fermo quanto previsto per la prova orale, ai fini del positivo superamento dell’esame il candidato dovrà riportare almeno la sufficienza in due delle valutazioni relative alle materie e competenze in questione
.”

Sembrerebbe che detto emendamento sia stato in un primo momento dichiarato inammissibile dalla Presidenza della commissione bilancio della Camera, salvo essere stato riammesso in extremis per la votazione in aula. Insomma, ciò che esce dalla porta, viene fatto rientrare dalla finestra.

Ad ogni modo si constata con amarezza che troppe incognite avvolgono oggi il futuro prossimo dei praticanti: come si svolgerà l’esame? Verrà comunque tenuto conto in qualche modo dello scritto non precedentemente corretto? L’esame verrà svolto di persona o in via telematica? E che ne sarà della prova scritta del 2020?

Per avere una risposta definitiva, ai praticanti non resta che attendere ancora qualche settimana per il completamento dell’iter parlamentare della legge di conversione, sperando che il legislatore, per questa volta, trovi davvero in tempi brevi una soluzione illuminata.

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